MasterChef è morto, così come lo è la Guida Michelin: l’analisi del famoso chef è pungente, ma neanche tanto sbagliata.
Il mondo della cucina è cambiato, ma alcuni chef sembrano non accorgersene. E’ questo il pensiero di un famoso cuoco, che ha distrutto sia MasterChef che la guida Michelin. La sua analisi, ad essere onesti, non è del tutto sbagliata e offre diversi spunti di riflessione.
Famoso chef distrugge MasterChef ed elegge il peggior collega
Intervistato da MowMag, lo chef Guido Mori ha fatto un’analisi pungente del mondo della cucina di oggi. Il cibo non ha più il valore di un tempo, ma si è trasformato in un oggetto. In pochi si interessano al puro piacere del palato, ma in molti cercano la “spettacolarizzazione“. Di conseguenza, abbiamo perso tutti gli altri aspetti strettamente collegati all’alimentazione: “famiglia, storia e investimento culturale“. In questo scenario, MasterChef non può continuare a esistere, così come la Stella Michielin.
“Masterchef è un programma di intrattenimento che ha come tematica la cucina, ma non ha dei riferimenti culturali, storici, tecnici. Anzi, oramai fanno strafalcioni. Non so quante puntate abbiano fatto ma siamo arrivati alla fine. Sono cose che poi non vengono mai rinnovate nel tempo. Durerà massimo altre due stagioni“, ha dichiarato Mori.
Parlando della stella Michelin, lo chef si è sbilanciato confessando anche il nome del peggior collega, quello che l’ha deluso in modo particolare. Tutti, a suo dire, non possono più essere considerati il top, “ma in particolare Bottura, è una cena che non rifarei mai“.
Guido Mori: il suo pensiero sulla guida Michelin
La rivoluzione del mondo della cucina, ovviamente, non decreta solo la fine di MasterChef, ma anche quella della guida Michelin. Guido Mori ha candidamente ammesso che le stelle “non sono più attuali come narrazione del cibo. (…) Servono solo per fare una selezione, che non si sa nemmeno da chi venga fatta, in che maniera e con quali criteri, tra una lunga lista di ristoranti che propongono cose diverse. Resta quindi solo una selezione e in aggiunta di un’epoca passata“.
A suo dire, la guida si è trasformata in qualcosa di privato che va a giudicare i ristoranti in base “alle proprie idee“, senza tener conto di valori universalmente condivisi. Lo chef ha sottolineato che “non c’è un elenco pubblico dei giornalisti o dei tecnici che vanno a fare determinate valutazioni, tanto quanto non ci sono delle linee guida condivise su cui discutere“. Pertanto, ci ritroviamo davanti a un “circoletto privato” che, come si suol dire, se la suona e se la canta.